Learning by doing nella formazione professionale: come applicarlo?

Ormai è un fatto che le metodologie didattiche fondate sul modello del learning by doing funzionino tantissimo nel campo della formazione professionale.

Un’evidenza corroborata non soltanto dai brillanti risultati ottenuti in senso pratico, ma anche da un impianto teorico molto solido: sviluppato a partire dalle antiche teorie del filosofo Aristotele in campo pedagogico.

Oggi, settori molto tecnici come quello delle macchine utensili, dell’efficientamento energetico e dell’ingegneria elettrica richiedono una formazione sempre più interattiva: in grado di tenersi al passo coi tempi, specie per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie.

Tutta la formazione elargita da Mekham, che si serve dei laboratori didattici sviluppati dalla Lucas Nulle, si basa proprio su questo modello teorico.

Ma in cosa consiste essenzialmente il modello? E come si applica il leaning by doing nella formazione professionale?

Learning by doing nella formazione professionale: un nuovo modello pedagogico

Parlare di formazione professionale, oggigiorno, è un fatto complicato.

Tecnologie all’avanguardia e modelli di intelligenza artificiale performanti invadono ogni settore, decretando il fallimento di percorsi di formazione professionale basati sulla tradizione.

I lavoratori di oggi si trovano spiazzati e disorientati dall’ingresso di tecnologie che richiedono nuove capacità gestionali e di problem solving.

Allo stesso modo, chi esce dall’università, con una formazione solida ma tradizionale, si sente a disagio in una società in cui, più del sapere, conta il saper fare.

La testa è infarcita di un sapere teorico e nozionistico, molto spesso svincolato dalla realtà.

In questo senso, una formazione che alla teoria sappia unire la pratica delle simulazioni laboratoriali si dimostra efficace per segnare un ingresso perfetto nel mondo del lavoro.

Prima di arrivare a una formazione professionale adeguata, bisogna cambiare soprattutto approccio e modello di pensiero.

Ma come si applica, questo modello, nel campo della formazione tradizionale?

Learning by doing nella formazione professionale: un modello vecchio ma oggi imperante!

Benché più vecchio di quanto si pensi, il modello del learnig by doing si pone, di questi tempi, come l’unico veramente efficace.

Il percorso migliore in un’epoca in cui assistiamo a una grande trasformazione dei processi lavorativi.

Un cambiamento, questo, che non avviene soltanto al livello di cambiamenti tecnologici, ma anche di valori.

Tanto che, oggigiorno, a essere valutate positivamente non sono più le skill tradizionali -derivanti da una conoscenza accademica- ma quelle innovative: basate su un approccio mentale più elastico, capace di gestire lo stress e cavalcare la trasformazione digitale.

Il tutto unito a una grande capacità pratica.

Le basi di questo modello pedagogico sono molto più antiche di quanto si possa supporre; ma hanno visto la loro affermazione soltanto negli ultimi tempi.

Learnig by doing nella formazione professionale: non solo il sapere, ma anche il fare

Il learning by doing, come dice il nome, è un modello pedagogico in cui, accanto alla formazione teorica, viene dato risalto alla componente pratica.

Un’idea di apprendimento fondata non solo sul sapere, ma anche sul fare.

Oggi, con la cultura imprenditoriale e performante che domina, un approccio del genere appare quantomeno banale.

Non doveva però esserlo ai tempi del filosofo Aristotele, che ne gettò i pilastri nel IV secolo A.C.; non dovrebbe esserlo nemmeno oggi, visto che il modello di insegnamento predominante è ancora quello tradizionale.

Il fare per apprendere a partire da Aristotele

Già nella raccolta di lezioni Etica Nicomachea, Aristotele gettava le basi di quello che oggi è conosciuto come Learning by doing.

Aristotele sosteneva che l’unico modo veramente efficace di apprendere fosse la pratica e l’esercitazione.

Parliamo, del resto, di una società in cui scultori e pittori si formavano nelle botteghe dei maestri, proprio come un fabbro oppure un falegname.

Il pensiero di Aristotele pianta le fondamenta di quel modello di insegnamento che, in futuro, sarà sviluppato e perfezionato dalla sociologia e la pedagogia moderna.

Learning by doing: il soggetto interagisce con l’ambiente

Le basi del learning by doing sono state infine formalizzate in un modello pedagogico concreto grazie alla sinergia di molteplici discipline: sociologia, pedagogia e psicologia del comportamento.

In particolare, quello che emerge nel XX secolo, da pensatori come John Dewey, Aaron Beck e Edgar Dale è l’idea di un soggetto attivo nel suo ambiente di apprendimento: che interagisca con con diversi stimoli e dia valore a ciò che conosce teoricamente con l’esperienza.

Learning by doing nella formazione professionale: l’esperienza per affrontare i cambiamenti nel mondo del lavoro

Ciò che rende il learning by doing il modello perfetto per la formazione professionale contemporanea è il fatto che l’individuo sia al centro del processo pedagogico.

Il discente non è un contenitore vuoto, una tabula rasa da plasmare con le informazioni che riceve; ma è al centro stesso del processo di apprendimento.

In un mondo del lavoro in perenne cambiamento, con macchinari sottoposti ad aggiornamenti continui, l’esperienza stimolante e l’approccio laboratoriale di chi si forma permettono non soltanto di gestire il cambiamenti tecnologici e di sviluppare un più duttile senso pratico, ma anche di maturare una buona capacità di problem solving.

Di fronte al disagio iniziale di una situazione che non conosce, il discente è spinto a elaborare strategie di adattamento vincenti: fino a trovare quella perfetta.

In questo modo sviluppa un approccio più adatto al mondo del lavoro di oggi.

L’esperienza connette la teoria alla pratica

In questo senso, Aaron Beck parlava di una ristrutturazione cognitiva.

Il soggetto, con il modello del learning by doing, non si limita ad apprendere, ma rielabora, ricostruisce.

Disegna mappe mentali e modelli cognitivi di comportamento utili ad affrontare situazioni difficili ed impreviste, ricorrendo a tutte le conoscenze acquisite.

La pratica sostanzia la teoria

L’approccio pedagogico pragmatista del learning by doing permette di fornire un’esperienza d’apprendimento totale e completa.

Le mappe mentali del discente, infatti, permettono non soltanto di elaborare strategie mentali, ma di connettere pratica e teoria, sviluppando conoscenze adattabili a qualunque contesto implichi margini di imprevedibilità.

Edgar Dale, a questo proposito, dimostra come l’apprendimento proveniente dalla didattica tradizionale si dimostri inefficace: appena il 10% delle informazioni lette vengono immagazzinate in memoria e solo il 20% di quelle ascoltate a lezione.

Perché l’apprendimento si dimostri ottimale serve l’esperienza: il coinvolgimento di tutti i sensi.

Dale espose questo suo pensiero nella teoria del cono dell’apprendimento.

Learning by doing nella formazione professionale: simulazioni laboratoriali per applicarlo

Sicuramente, il modo più efficace di portare questo modello di insegnamento nel mondo della formazione professionale è quello di offrire, all’interno dei percorsi teorici, la possibilità di concretizzare il tutto con simulazioni laboratoriali.

Nuove tecnologie, oggi, permettono di integrare componenti hardware a vari moduli teorici servendosi di piattaforme di apprendimento; o di disporre di aule laboratoriali personalizzate -con apparecchi a basso voltaggio- per simulazioni nell’ambito delle materie stem.

Il modello del learning by doing nella formazione professionale è, ormai, universalmente applicato. Si tratta di un modello che unisce la pratica alla teoria nella formazione. Si dimostra molto utile, specie nella formazione professionale che riguarda settori molto tecnici. Nella foto un ingegnere che si forma circa l'utilizzo di un'apparecchiatura robotica.

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